Un luogo splendido e poco noto: quattro laghi alpini dall’acqua limpidissima nascosti fra le cime ed i circoli glaciali del Lagorai. Sulle mappe escursionistiche sono indicati solo con un minuscolo puntino blu, per raggiungerli non esistono sentieri con segnavia, bisogna “scegliersi” il percorso di avvicinamento. Il versante Sud del Lagorai, soprattutto nella parte centrale del gruppo, è uno dei luoghi a più alta naturalità del Trentino: lontano della principali vie di comunicazione e privo di impianti o servizi, solitario, poco frequentato. Si parte da località Ponte di Conseria nella selvaggia Val Campelle, una laterale della Valsugana.
La camminata che abbiamo scelto ci porta prima attraverso un bosco aperto di larice e ontano, poi oltre il limite della vegetazione, lungo un suggestivo macereto di frana e finalmente in riva ad una serie di laghi, ai piedi delle pareti strapiombanti di porfido rosso, antiche vulcaniti del permiano. Cento anni fa le creste e le cime delle montagne erano occupate militarmente, disperatamente abitate da migliaia di soldati coinvolti nella terribile carneficina che fu il primo conflitto mondiale, la “Translagorai” è un lungo percorso in quota che seguendo i camminamenti e le opere belliche della grande guerra attraversa tutto il gruppo montuoso, da Passo Rolle fino alla Testata della Valsugana. Avevo notato dei bellissimi specchi d’acqua circa un mese prima di scattare queste fotografie, mentre con Giuliano G. percorrevo gli alti sentieri della traversata del Lagorai. I “laghetti senza nome” li ho visti per la prima volta dall’alto attraverso una feritoia scavata dagli austriaci in una postazione di difesa collocata su un’alta forcella. Da lassù ho annotato mentalmente la loro posizione e mi sono ripromesso di andarci. Stavolta è salito con me Stefano. V.. Camminiamo in solitudine per gran parte del pomeriggio, quando siamo ormai in vista dell’acqua: “Ti avevo preannunciato un posto solitario e tranquillo, ho mantenuto la mia promessa?” mi fa solo un cenno per confermare le mie parole, è un ottimo musicista mi fa capire quanto apprezza il silenzio solitario di questo luogo.Durante il rientro ci capita il piacevole incontro con un grande gregge di pecore, hanno appena scavalcato la forcella Valsorda e si dirigono come noi verso il Passo di Valcion, inutile spaventare i timidi animali che occupano il sentiero, attraversiamo il versante fra loro evitando di disperderle. Il pastore pare non avere fretta, si attarda inviando il cane a recuperare quelle lente o cocciute, le altre ci osservano guardinghe. La transumanza è come un simbolo di questa catena, “povera”, severa e ancora selvaggia.