Crozzon de Lares
Questo che stiamo vivendo è un inverno incredibilmente secco e caldo per il Trentino, il rapporto metereologico dell’ufficio meteo provinciale (disponibile qui) conferma che “[…] le fasi finali del 2015 sono state caratterizzate da una stretta concomitanza di caldo e secco mai osservata negli ultimi cent’anni.”
Per di più la stagione fredda del 2015/16 succede ad una estate molto calda, “[…] con valori superiori di circa 2-3°C rispetto alla media del periodo di riferimento per la climatologia 1961-1990 e comunque tra le estati più calde delle serie storiche. Ad esempio a Lavarone è stata la seconda più calda dal 1925, a Cavalese e a Rovereto la seconda più calda dal 1935 e in tutti questi casi l’estate più calda rimane quella eccezionale del 2003.” Perfino alle quote più elevate per tutto il mese di agosto e la prima parte di settembre le temperature raramente sono scese sotto 0°C. Le immagini di questa newsletter scattate il 30 agosto 2015 documentano una di queste calde giornate di fine estate sul ghiacciaio della Lobbia alla testata della Val di Genova. Al mattino io F.C. ci siamo incamminati lungo la piana del Bedole con l’obiettivo di salire e scendere in giornata la cima del Crozzon de Lares (3354 m.s.l.m.)
La grande cascata che esce dalla fronte del ghiacciaio della Lobbia [50mm, F/8, 1/125, iso 100, mano libera].
Per l’itinerario abbiamo scelto il ripido e diretto sentiero del Matarot che sale dalla località Bedole verso la fronte del giacciaio. Alla testata della valle ci si trova fra la cima della Lobbia Alta e il Monte Mencigolo in questo punto le acque di scioglimento del ghiacciaio saltano una serie di enormi gradini in roccia, questa zona fino a circa 150 anni fa era occupata da una enorme seraccata, documentata meticolosamente in un acquarello disegnato nel 1865 da Julius Payer, l’ufficiale dell’esercito austro-ungarico che per primo salì il monte Adamello. L’acqua mescolata alle bolle d’aria che trascina forma una cascata bianca resa ancora più chiara da sottilissimi fanghi granitici strappati dalle rocce plutoniche dell’Adamello.
Il Crozzon de Lares visto dal sentiero del Matarot [50mm, F/9, 1/400, iso 100, mano libera].
Superato lo scalino si arriva alla fronte del ghiacciaio della Lobbia in vista della piramide di roccia del Crozzon de Lares. Guidati dall’esperienza di F.C. scegliamo di abbandonare il sentiero che ci porterebbe più ad ovest verso il rifugio “Ai caduti dell’Adamello”, noi invece indossati i ramponi puntiamo più direttamente verso Sud.
F.C. aggira i crepacci sotto la cima [50mm, F/11, 1/500, iso 100, mano libera].
In questo periodo dell’anno il ghiacciaio è solcato da innumerevoli rivoli che scorrono sul ghiaccio anche per centinaia di metri prima di sparire attraverso inghiottitoi e fratture oppure convergere verso i crepacci, si intuisce che alla base del ghiacciaio si formano torrenti che scorrono in profondità.
Colpo da Mortaio inesploso [50mm, F/9, 1/320, iso 100, mano libera].
Lo scioglimento dello strato di ghiaccio superficiale porta alla luce residuati militari della grande guerra, il nostro itinerario inusuale ci conduce in una zona dove affiorano quantità sorprendenti di materiali bellici come la pesante bomba da mortaio della foto 4. E’ armata ma inesplosa: è evidente alla base l’invito per rigatura elicoidale della canna del mortaio e sulla punta di questo colpo sono ancora visibili i riferimenti costituiti da tacche millimetrate sulla spoletta (più tardi dopo il rientro segnaleremo telefonicamente il rinvenimento).
Rocce montonate [50mm, F/9, 1/250, iso 100, mano libera].
Il ghiacciaio ritirandosi lascia tracce evidenti della sua lunga azione di erosione come questa zona di rocce montonate che attraversiamo al rientro, le bianche tonaliti sono state levigate, le superfici rese lisce e le forme idrodinamiche.