"[...] in montagna diventava felice, di una felicità silenziosa e contagiosa, come una luce che si accenda. Suscitava in me una comunione nuova con la terra e il cielo, in cui confluivano il mio bisogno di libertà, la pienezza delle forze, e la fame di capire le cose che mi avevano spinto alla chimica. Uscivamo all’aurora, strofinandoci gli occhi, dalla portina del bivacco Martinotti, ed ecco tutto intorno, appena toccate dal sole, le montagne candide e brune, nuove come create nella notte appena svanita, e insieme innumerabilmente antiche. Erano un’isola, un altrove."
"Ferro" da Il Sistema periodico - Primo Levi
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Maurer Spitze
Val di Fleres (Pflerschtal), la scelta della meta di questa uscita è tutta merito di P.A., il mio amico è una inesauribile fucina di contagioso entusiasmo: mi aveva rivelato ammiccando una previsione meteo favorevole, un’insolita nevicata primaverile (ormai è già Aprile) avrebbe lasciato il passo ad una giornata di straordinaria limpidezza, “abbiamo questa finestra di bel tempo, un’occasione da non perdere!”. E’ deciso: si partirà col buio e verrà con noi anche I.C., ottimo. Il giorno dopo scopriamo che la “neve fresca” c’è davvero, si sale nel bosco fra gli abeti imbiancati al cospetto dell’imponente mole del Tribulaun (3096m).
La Val di Fleres (Pflerschtal), è una stretta valle laterale che si imbocca a Colle Isarco (Gossensass – Alto Adige), a pochi kilometri dal Passo del Brennero; percorrendola verso monte si procede all’incirca in direzione Est – Ovest, il lato a Nord è un’imponente serie di cime che coincidono con il confine fra Austria e Italia, mentre lo spartiacque meridionale separa la Val di Fleres dalla Val Ridanna (Ridnauntal), queste la creste formano una magnifica successione di vette nel comparto delle Alpi Breonie di Ponente (Stubaier Alpen). Superato il limite degli alberi si incontra una prima rampa che conduce verso l’alpe, qualcuno ci ha preceduto salendo (e scendendo) nelle primissime ore del mattino, I.C. e P.A. ne ripercorrono la traccia. L’alpe è una meraviglia! La neve caduta durante tutta la stagione invernale forma un manto continuo che ammorbidisce ogni forma. Nella notte appena trascorsa si sono accumulati altri 30 cm di neve nuova e polverosa, la discesa sarà piacevolissima. Gustiamo la vista del luogo che ci siamo proposti di raggiungere: la forcella sul secondo terzo nella foto 3 e poco alla sinistra del valico la cima del Monte Muro 2628 m. Al passo lasciamo gli sci per procedere camminando sulla cresta. Il vento ha soffiato tutta la mattina creando accumuli instabili e forme bizzarre e imprevedibili, ora però l’aria ha smesso di spingere la neve, anzi è quasi ferma. Nonostante sia il 3 aprile la temperatura è ancora bassa, tuttavia il sole è già alto e il manto diverrà rapidamente instabile, non è opportuno fermarsi in vetta se non per qualche minuto. La luce è durissima, ma oggi da qui non è possibile scattare in altre condizioni di illuminazione. Considerati i circa 1500 m di dislivello che poi bisogna ridiscendere con gli sci ai piedi, ho scelto un set fotografico che garantisce peso e ingombro minimi: la “leggera” nikon D600 e due obiettivi fissi: un nikon 10,5 mm (rasato del paraluce per sfruttare al massimo il formato FX del sensore e renderlo comodo per la ripresa sferica) e un 50 mm che uso per tutti gli altri scatti, la testa panoramica è una essenziale NNJ3.Tutte le immagini e i loro diritti sono riservati - Matteo Visintainer