"[...] in montagna diventava felice, di una felicità silenziosa e contagiosa, come una luce che si accenda. Suscitava in me una comunione nuova con la terra e il cielo, in cui confluivano il mio bisogno di libertà, la pienezza delle forze, e la fame di capire le cose che mi avevano spinto alla chimica. Uscivamo all’aurora, strofinandoci gli occhi, dalla portina del bivacco Martinotti, ed ecco tutto intorno, appena toccate dal sole, le montagne candide e brune, nuove come create nella notte appena svanita, e insieme innumerabilmente antiche. Erano un’isola, un altrove."
"Ferro" da Il Sistema periodico - Primo Levi
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Le ragioni e i motivi di questo spazio web sono tutte in Terre alte. La sezione che più ci piace è senza dubbio montagna a 360°.
Di seguito le ultime cose pubblicate su geo360.it: indubbiamente si può cominciare anche da qui.
Laghi delle Buse Basse
La primavera 2013 in Nord Italia è stata eccezionalmente piovosa, sul Lagorai nel mese di Maggio sono caduti quasi 300 mm di pioggia e il mese successivo la stazione meteo a Passo Manghen ha registrato altri 191 mm d’acqua! Persino dopo il solstizio il tempo era ancora molto instabile, nelle vallate alpine la notte prima dell’ultimo giorno di giugno è nevicato fino a quota 1600 m.
La mattina dopo io e D.K. eravamo diretti alla forcella Valsorda, con l’intenzione di attendere la luce radente della sera sulle sponde dei Laghi di Rocco.
Al calore del sole la copertura della neve in rapido dissolvimento diventava discontinua, il sottile strato bianco resisteva all’aumento della temperatura solo nelle vallecole e nelle zone d’ombra, dietro ai massi e sotto le chiome dei larici e dei cirmoli. Mentre i cristalli si scioglievano riaffiorava l’erba primaverile, già verde anche oltre il limite del bosco. Ogni foglia, ago o stelo portava grosse gocce limpide.
Nelle prime ore di luce l’aria era ancora fresca ma già si ricaricava dell’umidità perduta nella notte, durante tutta la mattinata i versanti esposti a Sud, come quello percorso dal nostro sentiero, si riscaldavano; ben presto le correnti umide in risalita formarono delle nubi che si andavano addensando verso Cima d’Asta, famosa per la violenza dei suoi temporali estivi. Nel pomeriggio l’ambiente aveva qualcosa di particolare, quasi “nordico”: tutta l’alpe era attraversata da rapide macchie di colore intenso alternate a zone di scuro opaco: la roccia e la vegetazione dei versanti si coloravano quando erano percorsi da veloci spiazzi di luce, al contrario sotto le ombre delle nuvole, le cime e i colli sbiadivano.
Mentre le nubi scorrevano veloci verso Est in pochi attimi i colori mutavano passando dal verde carico dell’erba nuova e dei licheni gonfi e saturi d’acqua, al marrone e grigio della terra e delle rocce in ombra. I contrasti erano fortissimi, la gamma di luminosità troppo ampia per essere catturata efficacemente dai sensori delle nostre fotocamere. Per cercare di fissare in una fotografia sferica questa condizione particolare speravo nell’arrivo di una ampia “radura” di sole, ma il tempo era destinato a peggiorare. Proprio quando avevamo deciso di rinunciare la schiarita temporanea c’è stata, ma è arrivata improvvisa e sapevo bene che sarebbe stata troppo breve per avere il tempo di nascondere il mio materiale 😉 . Infatti dopo poco tempo tutto è tornato in ombra.
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