Laghi delle Buse Basse

La primavera 2013 in Nord Italia è stata eccezionalmente piovosa, sul Lagorai nel mese di Maggio sono caduti quasi 300 mm di pioggia e il mese successivo la stazione meteo a Passo Manghen ha registrato altri 191 mm d’acqua! Persino dopo il solstizio il tempo era ancora molto instabile, nelle vallate alpine la notte prima dell’ultimo giorno di giugno è nevicato fino a quota 1600 m.
La mattina dopo io e D.K. eravamo diretti alla forcella Valsorda, con l’intenzione di attendere la luce radente della sera sulle sponde dei Laghi di Rocco.
Al calore del sole la copertura della neve in rapido dissolvimento diventava discontinua, il sottile strato bianco resisteva all’aumento della temperatura solo nelle vallecole e nelle zone d’ombra, dietro ai massi e sotto le chiome dei larici e dei cirmoli. Mentre i cristalli si scioglievano riaffiorava l’erba primaverile, già verde anche oltre il limite del bosco. Ogni foglia, ago o stelo portava grosse gocce limpide.

Cima D’Asta imbiancata e in basso il lago inferiore. [50mm, F9, 1/500, iso 100, mano libera].

Al crescere del calore l’acqua di fusione ritornava vapore, oppure convergeva verso il basso in una miriade di rigagnoli che scorrevano in superficie sopra i porfidi della catena montuosa del Lagorai: queste rocce sono una antica effusione lavica, compatta e del tutto impermeabile.
Nelle prime ore di luce l’aria era ancora fresca ma già si ricaricava dell’umidità perduta nella notte, durante tutta la mattinata i versanti esposti a Sud, come quello percorso dal nostro sentiero, si riscaldavano; ben presto le correnti umide in risalita formarono delle nubi che si andavano addensando verso Cima d’Asta, famosa per la violenza dei suoi temporali estivi.

Sulle sponde del lago superiore [14mm, F9, 1/250, iso 100, mano libera].

Nel pomeriggio l’ambiente aveva qualcosa di particolare, quasi “nordico”: tutta l’alpe era attraversata da rapide macchie di colore intenso alternate a zone di scuro opaco: la roccia e la vegetazione dei versanti si coloravano quando erano percorsi da veloci spiazzi di luce, al contrario sotto le ombre delle nuvole, le cime e i colli sbiadivano.
Mentre le nubi scorrevano veloci verso Est in pochi attimi i colori mutavano passando dal verde carico dell’erba nuova e dei licheni gonfi e saturi d’acqua, al marrone e grigio della terra e delle rocce in ombra. I contrasti erano fortissimi, la gamma di luminosità troppo ampia per essere catturata efficacemente dai sensori delle nostre fotocamere.

Cima D’Asta [85mm, F9, 1/250, iso 100, mano libera].

Per cercare di fissare in una fotografia sferica questa condizione particolare speravo nell’arrivo di una ampia “radura” di sole, ma il tempo era destinato a peggiorare.

Lago inferiore [14mm, F9, 1/250, iso 100, mano libera].

Proprio quando avevamo deciso di rinunciare la schiarita temporanea c’è stata, ma è arrivata improvvisa e sapevo bene che sarebbe stata troppo breve per avere il tempo di nascondere il mio materiale 😉 . Infatti dopo poco tempo tutto è tornato in ombra.